#VoiPartners – Intervista al Presidente di Euromobility, Lorenzo Bertuccio

Oct 18, 2022

E’ sempre più importante il tema della mobilità per i lavoratori. E partendo da questo assunto, la figura del Mobility Manager, si sta professionalizzando e sta diventando una professione tecnica sempre più importante e strategica per le aziende pubbliche e private di medie e grandi dimensioni.

Come Voi Technology ci siamo associati ad Euromobility, una delle più importanti e rinomate associazioni di Mobility Manager in tutta Italia, con il fine di supportare la. crescita di questa community e condividere con tutti i professionisti il valore aggiunto di inserire la micromobilità elettrica in sharing all’interno de loro piani di mobilità sostenibile per i loro colleghi o per le aziende clienti.

Ma cos’è davvero Euromobility? Ce lo siamo fatti raccontare direttamente da Lorenzo Bertuccio, Presidente dell’associazione.

1. La nostra vision è “Città fatte per essere vissute”. Come dovrebbe essere, secondo voi, una “Città fatta per essere vissuta”?

Una città che mette al centro le persone e non i veicoli, come promuovono le famose linee guida sui Piani Urbani di Mobilità Sostenibile. È una città che prova a recuperare il più possibile spazio per la mobilità attiva – andare a piedi, in bicicletta, e che dà spazio alla micromobilità in sharing – e che promuove comunque uno spostamento all’aria aperta, come con i monopattini.

L’Italia ha un indice di motorizzazione altissimo e infatti le strade di molte città sono piene di seconde, terze o addirittura quarte auto in famiglia parcheggiate su strada piuttosto che in garage privati o cortili di pertinenza. Auto che per il 90-95% del tempo stanno ferme, occupando spazio che dovrebbe essere destinato ad altre funzioni.

Una città per essere vissuta è quindi una città che mette al centro le persone e recupera lo spazio occupato dalle automobili per destinarlo appunto alle persone.

2. Cosa sta facendo la vostra associazione per creare il modello di città del futuro o, in altre parole, una città fatta per vivere?

Innanzitutto, tanta formazione per una delle figure emergenti del green job, che è il mobility manager.

Sono ormai 20 anni che facciamo formazione e stiamo notando che finalmente la figura del mobility manager si sta diffondendo sia all’interno delle imprese che delle pubbliche amministrazioni, ma anche molto nel mondo della scuola.

Da anni, inoltre, organizziamo la Conferenza Nazionale per i Mobility Manager, giunta alla 22esima edizione.

Ma sviluppiamo anche strumenti di lavoro per i mobility manager per aiutarli nel loro lavoro.

Tutto ciò perché non occorre soltanto l’impegno di chi pianifica e di chi gestisce la mobilità, ma anche un passaggio culturale che ognuno di noi deve fare. Perché la prima domanda che dobbiamo imparare a porci prima di uscire da casa non è “Che strada faccio?”, ma “Qual è il modo migliore per spostami?”. E i modi decisamente più efficienti sono la micromobilità elettrica in sharing, i propri piedi o ancora in bicicletta.

3. I valori di Voi sono: a. Spingersi oltre i limiti, b. Costruire con empatia, c. Guidare insieme, d. Trovi che siano affini a quelli di Euromobility?

Sicuramente “Costruire con empatia” è il nostro mantra, perché la pianificazione passa per la partecipazione dei cittadini con gli stakeholders interni ed esterni ad una azienda o struttura.

4. In che modo la nostra partnership secondo te sta contribuendo a mettere in pratica questi valori?

Abbiamo sempre creduto nella micromobilità condivisa, nonostante ai suoi albori abbia creato più di qualche scompiglio nell’ordine urbano di qualche città.

La nostra collaborazione è importante perché la micromobilità in sharing non è ancora del tutto stata sviluppata come alternativa valida e importante nei piani di mobilità per aziende e istituzioni in gran parte d’Italia. E i mobility manager stessi ancora non ne conoscono tutti i benefici. Per questo, come noi stiamo imparando da Voi tutti gli aspetti benefici del servizio dei monopattini elettrici, allo stesso tempo noi stiamo garantendo a Voi la possibilità di far conoscere il monopattino elettrico in sharing a tutti i mobility manager italiani, come opzione per i piani di sviluppo di mobilità sostenibile per i dipendenti delle strutture in cui lavorano o per le quali lavorano come consulenti.

5. Che cos’è per voi la “sicurezza stradale”?

In Italia c’è in generale poco rispetto delle regole nell’uso della strada e una maggiore sicurezza stradale non può che passare per il rispetto della legalità.

Il tema è molto ampio e credo che, innanzitutto, si debba cominciare dal far rispettare le regole agli automobilisti, mettendo in pratica quelle che apprendono per ottenere una patente di guida.

In ogni caso il tema riguarda anche lo sviluppo di infrastrutture adeguate: dedicare maggiore spazio alla mobilità attiva o alla micromobilità elettrica garantirebbe a pedoni, ciclisti e utenti di monopattini un luogo più sicuro per potersi muovere in libertà e confidenza.

Sviluppare queste infrastrutture porta con sé, come diretta conseguenza, che le città possano essere vissute, e godute, da tutti.

6. Che cos’è per voi “l’inclusione” nella mobilità?

Spesso intendiamo che l’inclusione nel mondo della mobilità indichi l’attenzione per chi ha una mobilità ridotta. Ma non è solo questo. Anche un anziano in salute ha una mobilità ridotta, o anche chi spinge un passeggino o trascina la propria valigia.

Una volta andava molto di moda il termine “Slow”, messo accanto a diversi prodotti e servizi industry: “Slow Food”, “Slow Travel” o “Slow Life”. Abbinare il termine “Slow” alla mobilità non crea certo un claim dal forte appealing, considerato che chi si vuole muovere vuole farlo con efficienza e velocità. Persino ciò che un tempo veniva chiamato “Mobilità Dolce” oggi viene chiamato “Mobilità Attiva”.

Quando si parla di inclusione nella mobilità, quindi, occorre considerare le persone con abilità differenti e quelle che, anche solo temporaneamente, hanno una mobilità ridotta. A tutti bisognerebbe garantire il diritto di muoversi liberamente e in sicurezza.

8. Quali sono i vostri progetti nel prossimo futuro? Quali sono i principali progetti di Euromobility per i prossimi mesi di cui ti va di parlarci?

L’obiettivo è quello di rendere noti i benefici della micromobilità elettrica in sharing alle tante aziende e ai loro consulenti freelance, alcuni dei quali nostri soci.

Questa attività di formazione farà sì che le imprese diventino parte attiva nella promozione dei servizi di micromobilità e di sharing mobility per la percorrenza del primo o ultimo miglio non coperto dal trasporto pubblico per andare o tornare dal lavoro.

L’associazione è coinvolta in oltre una dozzina di progetti finanziati dal Ministero della Transizione Ecologica all’interno del programma Sperimentale di mobilità sostenibile.

Stiamo seguendo ad esempio progetti a Messina, Latina, Modena, Brescia, Parma, Pescara e Reggio Calabria. A Livorno e Prato stiamo lavorando molto anche all’interno delle scuole. Uno di questi progetti è molto interessante e ci tenevo a raccontarlo È il progetto che stiamo portando avanti a Modena in cui stiamo facendo una valutazione dei benefici, non soltanto economici e ambientali, ma anche sulla salute, del passaggio dall’uso dell’auto privata all’uso delle biciclette e della micromobilità. Molte persone pensano che andare in monopattino non sia mobilità attiva. I nostri studi in collaborazione con l’ARPA Emilia-Romagna e l’AUSL di Modena dimostrano, invece, che andare in monopattino è mobilità attiva e non passiva.


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